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LOGISTICA


LOGISTICA

La Spagna, paese “disastrato” dalla crisi economica, travolto dalla bolla edilizia e dal mancato pagamento dei mutui, con un Pil in calo nel 2010 dello 0,2% sul 2009, con un tasso di disoccupazione del 20%, che ha debiti verso le banche per un totale pari al 54% del Pil, investe in maniera sostenuta sulla logistica e sulla ferrovia merci (su quest’ultima, 7,5 miliardi di euro). Ha appena inaugurato una nuova linea ferroviaria cargo Barcellona-Lione con lo scartamento “normale”, superando il gap tecnico con le altre ferrovie europee e accorciando l’itinerario di ben sei ore. La Spagna guarda oltre le sue difficoltà attuali, è lungimirante, punta a mantenere“incollati” i suoi porti principali all’Europa che conta.

L’Italia è da tempo lontana da queste scelte che mirano al futuro, non ha mai considerato il trasporto, la mobilità delle merci un problema di ampia portata, su cui intervenire, lasciandolo alla spontaneità degli operatori (ormai quasi tutti esteri). Ha vissuto in una sorta di provincialismo (drammatico nell’era della globalizzazione), dibattendo, come avviene spesso ancora adesso, se non sia il caso di “difendersi” in qualche modo dai cinesi.

Nel 2010, il problema è stato affrontato, con tanta buona volontà, dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino, che si è messo a lavorare su una riedizione del Piano della logistica varato dal precedente governo di centrodestra. Così, al termine di un’Odissea di consultazioni, d’incontri, di dibattiti, ha varato, in dicembre, il nuovo Piano.

Il Corriere dei Trasporti e il periodico allegato PoLo hanno seguito passo passo questa iniziativa, lodevole per gli intenti e anche per le analisi, ma carente sul piano concreto, sul piano delle reali iniziative da prendere. Il Corriere tempo fa titolava: “Piano della logistica, come vincere, gratis, 12 miliardi di euro”. La pensiamo ancora cosi.

Fonte: Corriere dei Trasporti

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