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“COMPETERE? Č UN'IMPRESA. L'ECONOMIA PUGLIESE NEL 2013” - La Puglia, il “nano gigante” d’Italia


“COMPETERE? Č UN'IMPRESA. L'ECONOMIA PUGLIESE NEL 2013” - La Puglia, il “nano gigante” d’Italia

Nel 2013 per consistenza dello stock di imprese, con le  sue 380 mila aziende, la Puglia è sì un terzo della Lombardia, ma anche il doppio di Liguria e Abruzzo e il triplo di Trentino e Umbria. La regione,  nona d’Italia, seconda del sud dietro la Campania, è un ossimoro economico, un nano gigante.

E’ quanto è emerso stamani nella presentazione dello studio di Unioncamere Puglia “COMPETERE? È UN'IMPRESA. L'ECONOMIA PUGLIESE NEL 2013”, presentato da Alessandro Ambrosi,  presidente dell’associazione cui aderiscono le cinque camere di commercio della regione, alla presenza di Alfredo Malcarne, presidente della Camera di Commercio di Brindisi, Fabio Porreca  e Matteo Di Mauro, presidente e segretario generale della Camera di Commercio di Foggia, di Luigi Sportelli, presidente della Camera di Commercio di Taranto e di Angela Patrizia Partipilo, segretario generale della Camera di commercio di Bari.

Il tessuto produttivo pugliese è particolarmente  concentrato nel commercio (31% del totale, vs 27% Italia) e  nell’agricoltura (23% vs 14% Italia). Al terzo posto per diffusione le  costruzioni, (13%), uno dei settori più colpiti dalla crisi  congiunturale. Seguono per importanza il manifatturiero (9,4%) e i  servizi alle imprese (7,4%).

Ne l2013 in Puglia si sono perse 27mila aziende, mentre contemporaneamente ne sono nate 24mila. Come dire che ogni giorno sono nate 67 imprese ma ne sono morte 76.

“Si scivola ma non si cade”, ha detto Alessandro Ambrosi, presidente di Unioncamere Puglia: “la nati-mortalità aziendale nel 2013 rispetto al 2012 è stata del -0,87%. L’ andamento non è molto dissimile dalle medie  nazionali: -0,51%. Il quadro però è sfaccettato. Le società di capitali pugliesi sono il 18,8% del totale di quelle  registrate e aumentano rispetto al passato: nel  2008 erano il 15%, nel 2003 l’11,5%. Nel 2013 hanno segnato un +3,5% rispetto al 2012. Fanno bene anche riguardo ai bilanci. Tutte le  altre tipologie di società sono invece in contrazione da un quinquennio”.

In Puglia spesso chi fa da sé, fa per te. Nel 2013 c’è stata solo una tipologia di  azienda che è aumentata di numero: quella con un solo addetto; tutte le  altre, sia pur in maniera differente, sono risultate in calo. La recessione quindi colpisce grandi e piccoli. “In questa situazione - ha commentato Ambrosi -  molti  tentano di reagire attraverso l’apertura di attività autonome; oppure  potrebbe trattarsi di falsa attività autonoma che in realtà cela forme  di lavoro subordinato”.

Tutto ciò si riverbera sul sistema regionale del lavoro che fa segnare un -4,98% di addetti nel passaggio da 2012 a  2013, dato che aumenta ulteriormente se si considerano i soli addetti  dipendenti.  “Un calo dell’occupazione più marcato rispetto alla media  nazionale che è del -2,84 e che testimonia come questi dati non sono solo cifre. Sono imprese che nascono e muoiono, e quindi sono persone che entrano ed escono dal mondo del lavoro e dal circuito economico, sono prodotti che si vendono ed altri che restano in magazzino, sono fatturati mortificati da una pressione fiscale dirompente nella vita delle aziende”.

In Puglia si vende, ma non si guadagna. Nei bilanci 2012 delle aziende, depositati nel 2013, c’è una sostanziale tenuta dei fatturati. Sottraendo i costi di materie prime, personale, impianti e  servizi si raggiunge un EBIT  (margine operativo netto) di quasi il 30% in meno rispetto all’anno precedente. Fin qui nulla di drammatico. L’utile netto è invece seriamente compromesso dalla scure degli interessi passivi e delle tasse, che lasciano in tasca all’imprenditore soltanto il 9% dello stesso Ebit.

Export. Il 58% del valore della merce pugliese è esportata dalle province Bari e Bat, che hanno incrementi a doppia cifra rispetto al 2012.  “In Puglia la linea di tendenza dell’internazionalizzazione – ha continuato Ambrosi – è positiva. Confrontando il valore cumulato dell’export 2005-13 con gli otto anni  precedenti (1996-2004) si ha un aumento di un terzo del valore: 63 miliardi contro 49 miliardi di euro. Ma è un export 2013 bifronte:la Puglia ha un “delta” 2012-2013 che segna  -15,79% per valore; però è un indicatore falsato dalla situazione ILVA (e indotto) e dal calo del lapideo; senza questo dato, la  performance regionale nel 2013 sarebbe addirittura a segno più +0,84%”.

I prodotti  chimico-farmaceutici, componentistica auto, aerospaziale e tutto il  settore agroalimentare sono invece cresciuti rispetto al 2012. Quanto ai mercati di sbocco non mancano le sorprese.La Germania, storico primo Paese  importatore della Puglia, viene superata dalla Svizzera. Seguono  Francia, Stati Uniti, Spagna e Gran Bretagna. Sorprendono Giappone e Tunisia, con  numeri superiori alla vicina Austria.

Meno figli, più valigie

Lo studio di Unioncamere non  tralascia l’impatto sociale dei mutamenti economici. Nella piramide delle età rispetto alle medie  italiane in Puglia si contano meno neonati e meno bambini fino a 5 anni;  da 6 anni a 37 ci sono percentuali superiori al resto d’Italia; dai 38  anni in poi, presenze inferiori alle medie nazionali.

Previsioni 2014

Onda lunga della crisi a livello lavorativo e sociale  (spesa delle famiglie e occupazione ancora in calo), ma timida  ripartenza del sistema economico (export e ordinativi), i cui effetti si  avvertiranno verosimilmente nel 2015.






Fonte: CCIAA BARI

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